Irene
Con il termine olocausto si indica principalmente lo sterminio sistematico di circa 6 dei 9,5 milioni di Ebrei che vivevano in Europa prima della Seconda Guerra Mondiale ad opera del regime nazista di Hitler. Il numero delle vittime è stato determinato in base alla vasta documentazione (scritta e fotografica) lasciata dai nazisti stessi, dalle testimonianze di vittime e carnefici e dalle registrazioni statistiche delle varie regioni occupate.
Nonostante il folle progetto fosse orientato prevalentemente all’annientamento degli Ebrei, il genocidio coinvolse anche altri gruppi umani a causa della loro appartenenza etnica, politica, religiosa (principalmente i Testimoni di Geova ), del loro orientamento sessuale o perché portatori di handicap.
Il numero esatto di persone uccise dal regime nazista è ancora soggetto a ulteriori ricerche; in ogni caso le seguenti stime, riguardanti la popolazione civile, sono considerate affidabili:
5,6-6,1 milioni di Ebrei
3,5-6 milioni di civili Slavi
1-1,5 milioni di dissidenti politici
200.000-800.000 Rom e Sinti
200.000-300.000 portatori di handicap
10.000-250.000 omosessuali
La parola olocausto deriva dal greco holos kaustos, “tutto bruciato”, si riferiva ai sacrifici richiesti agli Ebrei dalla Torah in cui venivano uccisi e bruciati sull’altare del tempio agnelli e capi di bestiame. Solo in tempi recenti il termine è stato attribuito a massacri o catastrofi su larga scala. Molti Ebrei considerano però offensivo pensare che l’uccisione di milioni di persone sia considerata un’offerta a Dio e per questo motivo preferiscono utilizzare la parola Shoa (traslitterato anche Shoah o Sho’ah) che in lingua ebraica significa “distruzione”.
Infine molti Rom usano il termine Porajmos (o Porrajmos), “grande divoramento”, oppure Samudaripen, “genocidio”.
Adolf Hitler, fondatore del partito nazista e dittatore della Germania dal 1933 al 1945 fu l’artefice di questa tragedia. L’ideologia hitleriana era fondamentalmente razzista, si basava sul presupposto, assurdo e scientificamente infondato, che il popolo tedesco fosse una razza superiore a tutte le altre in quanto aveva conservato tutti i caratteri degli ariani, antico e nobile popolo capostipite della razza bianca. In base a questa presunta superiorità, il destino del popolo tedesco era di dominare il mondo, ma per farlo doveva difendere la sua purezza da eventuali contaminazioni. Il nazismo quindi attua una serie di misure discriminatorie verso tutti coloro che erano ritenuti Gemeinschaftsfremde (“stranieri della comunità”), vale a dire tutti gli individui di origine ebraica, gli zingari, gli omosessuali e tutti i portatori di handicap mentali o fisici. La politica razziale nazista si rivolse però in particolar modo contro gli Ebrei.
L’antisemitismo ha origini antiche ed era molto diffuso nell’Europa degli anni ’20-‘30. L’accusa, rivolta agli Ebrei, di congiurare per conquistare il dominio del mondo era alimentata da un velenoso opuscolo, i Protocolli dei savi di Sion, che circolava a inizio secolo, attribuito ad esponenti di una presunta setta segreta ebraica: in esso si presentava un piano ebraico per conquistare il mondo attraverso il controllo delle finanze e lo scatenamento di guerre e rivoluzioni. Sulla base di questo documento gli ebrei vennero accusati di aver provocato la I guerra mondiale e la rivoluzione bolscevica. Nonostante questo opuscolo si dimostrò essere un falso, il pregiudizio antiebraico sopravvisse. Il partito nazista utilizzò questo risentimento per aumentare i propri elettori: gli ebrei erano accusati di tutti i problemi della Germania del dopoguerra (povertà, disoccupazione e la sconfitta nel primo conflitto mondiale).
Le tesi antisemite e razziste di Hitler sono esposte nel suo libro, il Mein Kampf del 1925, inizialmente ignorato, divenne famoso quando Hitler conquistò il potere politico dopo regolari elezioni, nel 1933.
FASE I: SOLUZIONE EMIGRAZIONE:
Il progetto nazista inizialmente non era lo sterminio sistematico, ma si articolò in varie fasi. In un primo tempo, fino allo scoppio della II guerra mondiale (1939) l’obiettivo era quello di spingere gli Ebrei ad emigrare rendendo intollerabili le loro condizioni di vita attraverso una legislazione sempre più oppressiva:
1933 la legge di "ripristino dell'impiego nel pubblico servizio" che, di fatto, escludeva gli Ebrei dall'impiego in ruoli al servizio dello Stato, tra cui l’insegnamento
1935 le leggi di Norimberga che prevedevano per gli Ebrei la privazione del diritto di voto e della possibilità di sposare cittadini e cittadine di “sangue tedesco”
1938 divieto di frequentare teatri, piscine e altri luoghi pubblici e di svolgere le professioni di avvocato, medico, imprenditore; obbligo di portare cucita sugli abiti una stella gialla in segno di riconoscimento e di aggiungere "Israel" (se maschi) o "Sarah" (se donne) al loro nome.
La politica di persecuzione si mantenne inizialmente su toni abbastanza moderati per non allarmare elettorato e politici moderati. Un evento determinante fu la Notte dei lunghi coltelli, nel 1934, nella quale le SS di Heinrich Himmler divennero il potere politico dominante in Germania attraverso l’eliminazione fisica dei gerarchi delle SA. Questa nuova organizzazione fu molto più attiva ed efficiente della precedente nell'assecondare la politica antisemita di Hitler. Attraverso leggi sempre più oppressive, divieti e una propaganda spietata, veniva impedita agli Ebrei la partecipazione a ogni attività economica e sociale e si istigava sempre più la popolazione tedesca all’odio nei loro confronti.
L'iniziale politica tedesca di obbligare gli ebrei ad un'emigrazione «forzata» dai territori del Reich raggiunse il suo apice nel corso della Notte dei cristalli, 9-10 Novembre 1938, durante la quale squadre di SS compirono raid contro i negozi ebrei della città e incendiarono numerose sinagoghe. Nell'evento persero la vita circa 100 ebrei ed altri 20.000 vennero deportati verso i campi di concentramento (Buchenwald, Dachau e Sachsenhausen) creati da poco. Questi furono obbligati ad abbandonare, spogliati di ogni bene, la Germania e l'Austria (annessa nel marzo di quell'anno) per poter riottenere la libertà.
Dei 520.000 ebrei tedeschi che vivevano in Germania nel 1933, ne rimanevano 350.000 nel 1938. Ma in quello stesso anno con l'annessione dell'Austria i nazisti si trovarono a dover "gestire" anche i 190.000 ebrei austriaci. La soluzione "emigrazione" alla vigilia della guerra appariva sostanzialmente fallita. Nacque allora l'idea di deportare gli ebrei tedeschi in un luogo distante, il Madagascar. All'epoca l’isola era una colonia francese e per rendere possibile il piano, occorreva sottoscrivere un accordo diplomatico. Nonostante i numerosi colloqui non si raggiunse alcun risultato positivo, ma con la sconfitta della Francia e l’instaurarsi di un governo collaborazionista (“amico”) quest’ ipotesi tornò in auge. La resistenza della Gran Bretagna tuttavia impediva la realizzazione del progetto. In più nel 1940 la situazione era drammaticamente mutata: non si trattava più di far emigrare 520.000 ebrei tedeschi, occorreva sbarazzarsi anche degli ebrei polacchi che assommavano a 2.000.000 di persone e in piena guerra il problema si aggravò ulteriormente.
FASE 2: GHETTIZZAZIONE AD ORIENTE
Si fece così strada un'altra soluzione: deportare gli ebrei europei all'Est concentrandoli nei territori polacchi occupati. La nuova “soluzione” si basò sul fatto che in molte città d'Europa gli ebrei avevano vissuto in zone ben delimitate. Per questo i nazisti formalizzarono i confini di queste aree e imposero una limitazione degli spostamenti agli ebrei che vi erano confinati, creando i ghetti moderni, a tutti gli effetti prigioni nelle quali molti ebrei morirono di fame e malattie, altri furono uccisi dai nazisti e dai loro collaboratori dopo essere stati sfruttati nell'impiego a favore dell'industria bellica tedesca.
FASE 3: INVASIONE DELL’UNIONE SOVIETICA
Mentre si affermava la soluzione della "ghettizzazione" la Germania stava preparando i piani di invasione dell'Unione Sovietica. In prospettiva l'invasione dei grandi territori dell'Ucraina, della Bielorussia e della Russia europea aggravava il "problema ebraico": il numero degli ebrei che vivevano in Unione Sovietica ammontava a svariati milioni. Durante l'invasione dell'Unione Sovietica oltre 3.000 uomini appartenenti ad unità speciali (Einsatzgruppen) seguirono le forze armate naziste e condussero uccisioni di massa della popolazione ebrea che viveva in territorio sovietico. Si trattava di nuclei di sterminio mobili appositamente creati: nel marzo 1941 Hitler affermò che "l'intellighenzia giudeo-bolscevica in Unione sovietica doveva essere eliminata" ma questo era un compito difficile che non poteva essere affidatoall'esercito.
FASE 4: “SOLUZIONE FINALE”
Nel dicembre del 1941 Hitler decise infine di sterminare gli ebrei d'Europa. Durante la Conferenza di Wannsee (20 Gennaio 1942) molti leader nazisti discussero i dettagli della "soluzione finale della questione ebraica" (Endlösung der Judenfrage). Le decisioni prese a Wannsee portarono alla costruzione dei primi campi di sterminio: Treblinka, Sobibor e Belzec che complessivamente, tra il 1942 e l'Ottobre del ‘43, portarono alla morte di 1.700.000 persone deportate dai ghetti attraverso l'utilizzo di camere a gas (monossido di carbonio).
Le “esperienze maturate” condussero all'ampliamento del campo di concentramento di Auscwitz, situato strategicamente in una zona di facile accessibilità ferroviaria, e alla creazione di quattro nuove grandi camere a gas ed impianti di cremazione presso il centro distaccato di Auschwitz II - Birkenau. Ad Auschwitz, per lo sterminio degli ebrei, vennero studiate nuove «soluzioni» che permettessero di eliminare il maggior numero di soggetti nel modo più rapido ed efficiente. Negli alti comandi nazisti, in particolare, si mirava al risparmio delle munizioni che divenivano preziosissime per l'avanzata sul fronte orientale. Vennero dunque utilizzate le camere a gas, nelle quali il gas Zyklon B (acido prussico) veniva immesso attraverso normali docce: le vittime morivano per asfissia nell'arco di 10-15 minuti. In aggiunta alle esecuzioni di massa, i nazisti condussero molti esperimenti medici sui prigionieri, bambini compresi. Uno dei nazisti più noti, il Dottor Joseph Mengele, era conosciuto per i suoi esperimenti come l'"angelo della morte" tra gli internati di Auschwitz.
Gli internati nei campi di concentramento avevano generalmente una divisa a strisce su cui veniva cucito un numero, mentre ad Auschwitz veniva tatuato sul braccio, ed un triangolo colorato che ne distingueva la categoria: Rosso per i politici, Rosa per gli omosessuali, Verde per i criminali comuni, Nero per gli asociali, Violetto per gli obbiettori di coscienza, Marrone per gli zingari, gli ebrei avevano sotto il primo triangolo un secondo di colore Giallo che formava la stella di David; le persone poco intelligenti avevano un bracciale con la scritta <
Benché le deportazioni creassero problemi di ordine politico, amministrativo e logistico in tutta l’Europa, anche nei paesi governati da regimi collaborazionisti, come la Slovacchia e la Croazia, si procedette al rastrellamento degli ebrei da deportare nei campi di sterminio. Una certa riluttanza a collaborare con i nazisti nella soluzione finale fu dimostrata dal governo ungherese e da quello rumeno, sino a quando godettero di un margine di autonomia (1944). La Bulgaria si rifiutò di consegnare i propri cittadini ebrei ai tedeschi. Nella Danimarca occupata, la popolazione si impegnò per mettere in salvo i compatrioti ebrei, imbarcandoli verso la neutrale Svezia e sottraendoli così alla morte. I beni dei deportati (conti bancari, proprietà immobiliari, mobili, oggetti personali) vennero sistematicamente confiscati dal governo tedesco.
POLITICA RAZZIALE IN ITALIA
In Italia la politica antisemita fu analoga a quelle delle altre nazioni. Fino al 1938 gli ebrei italiani erano cittadini come tutti gli altri, erano presenti in tutti gli strati sociali e partecipavano alla vita della nazione. Molti intellettuali Ebrei si opposero al Fascismo, altri al contrario vi aderirono, chi per opportunismo, chi per reale convinzione. Ma non esisteva nessuna politica persecutoria nei loro confronti e, persino dopo l’avvento di Hitler al potere, i profughi dalla Germania vennero accolti e il loro insediamento non fu ostacolato dalle Autorità.
Nel 1936, tuttavia, iniziò in Italia una martellante campagna di stampa antisemita da parte di due giornali: un quotidiano "Il Tevere" diretto da Telesio Interlandi ed un periodico "La difesa della razza" a cui collaborava, e si distingueva per la violenza dei suoi attacchi, un giovane giornalista, quel Giorgio Almirante che sarebbe poi diventato il fondatore del Movimento Sociale Italiano. Si diceva allora che questi giornali fossero finanziati dalla Germania nazista. Questi due giornali, seguiti poi da tutta la stampa fascista, sostituirono il termine ebreo con quello di giudeo, appellativo indubbiamente esatto (si riferisce al regno di Giuda dalla cui discendenza uscì la monarchia di David) ma che veniva usato in senso dispregiativo con riferimento all'apostolo Giuda Iscariota, traditore di Cristo.
Nel luglio del 1938 compare il primo atto ufficiale antiebraico, sia pure solo teorico: "Il manifesto degli scienziati fascisti" detto anche "manifesto della razza", sottoscritto da 180 pseudo scienziati del regime.
Nel 1938 vennero allontanati da tutte le scuole italiane docenti e studenti ebrei e il 7 Settembre di quell’anno uscirono le Leggi Razziali con cui si stabiliva l'espulsione di tutti gli stranieri ebrei, inclusi quelli che avevano la cittadinanza dal 1 gennaio 1919. Per tutti gli altri che non lasciarono l'Italia furono creati campi di concentramento tra cui quello di "Ferramenti" a Tarsia in provincia di Cosenza. Con successivi provvedimenti si impedivano matrimoni misti e si stabilivano altre pesanti limitazioni nella vita pubblica e privata dei cittadini di razza ebraica.
Il periodo 1938-1945 fu tragico per gli ebrei italiani (quelli che hanno la possibilità, emigrano: i più verso le Americhe, molti in Palestina); si registrarono molte abiure ed anche qualche "arianizzazione", ottenuta col presentare documenti falsi e forti somme di denaro. Ben pochi son quelli che fecero valere una legge, emanata ad hoc, secondo la quale era da considerarsi "ariano" l’ebreo che dimostrava di essere figlio di un adulterio. Gli altri si adattarono a vivere al meglio, si organizzano in seno alle stesse Comunità e continuarono, malgrado le loro peggiorate condizioni, ad aiutare i fratelli d’oltralpe che dall’avvento di Hitler al potere affluirono numerosi in Italia, privi di mezzi e bisognosi di cure. Fu istituita la DelAsEm (Delegazione Assistenza Emigranti), una Società che servì ad assistere i profughi ebrei per ogni necessità.
SIONISMO
La persecuzione nazista portò all’intensificarsi del Sionismo (Sion era la collina su cui era edificato il tempio di Gerusalemme), movimento che cercava di ricreare uno stato ebraico in Palestina; questo movimento ha le sue origini a fine ‘800, in seguito al riemergere in Europa dell’antisemitismo. Durante l'amministrazione mandataria britannica sulla Palestina (1920-1948) l'insediamento ebraico crebbe da 50.000 a 600.000 coloni. La coesistenza tra immigrati ebrei e arabi palestinesi divenne nel frattempo sempre più problematica: all'interno del movimento sionista emersero posizioni diverse, da Judah Magnes, che auspicava la fondazione di uno stato arabo-ebraico, a David Ben Gurion, futuro primo ministro di Israele, contrario a ricercare accordi con gli arabi se non da posizioni di forza, ossia quando gli ebrei fossero diventati maggioranza. Per non alienarsi la simpatia del mondo arabo però il governo inglese mutò politica nei confronti della Palestina.: il Libro bianco del 1939 prevedeva la creazione entro dieci anni di uno stato palestinese a maggioranza araba e fissava limiti all'immigrazione ebraica. Ma fu la Shoah a convincere l'intera comunità ebraica occidentale della necessità di creare un forte stato ebraico. La portata di quello che accadde nelle zone controllate dai nazisti non si conobbe fino a dopo la fine della guerra. Numerose voci e testimonianze di rifugiati diedero comunque qualche informazione sul fatto che gli ebrei venivano uccisi in grande numero. Si tennero anche delle manifestazioni come, ad esempio, quella tenuta il 29 Ottobre 1942 nel Regno Unito: molti esponenti del clero e figure politiche tennero un incontro pubblico per mostrare il loro sdegno nei confronti della persecuzione degli ebrei da parte dei tedeschi.
Il 27 gennaio 1945 è la data in cui furono abbattuti i cancelli di Auschwitz. Il 27 Gennaio è diventato il “Giorno della Memoria”, dedicato al ricordo della tragedia della Shoah e delle persecuzioni subite dagli ebrei e dai deportati militari e politici nei campi nazisti, ma non solo; è anche il giorno della riflessione su tutti i massacri avvenuti in passato e su quelli in corso d'opera.
L'EROE DELL'OLOCAUSTO
Simon Wiesenthal, il cacciatore dei nazisti
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